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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 23 - dalle 06 alle 07


di Parrino
18.11.2022    |    827    |    1 8.0
"Con gli occhi alzati a cercare il tuo volto, tento di non perdermi un solo istante del tuo nirvana..."
Con la mia lingua guizzante dentro di te, fai fatica a reggerti alla spalliera per restare appena sollevata dal mio viso e concedermi un più ampio spazio di manovra. I piccoli colpi con la punta sul tuo clitoride turgido e gli affondi in quel caldo lago di umori ti fanno sussultare e ansimare ripetutamente. Dal canto mio, godo nell'avvertire gocce e rivoli del tuo piacere colare e spandersi sulla mia pelle e finire nella mia bocca. Godo nell'assaporarti, nel berti, nel sentire la tua carne bollente allargarsi al mio passaggio e riversare il tuo nettare sulla mia invadente, agile appendice.
Non ti parlo, non posso parlarti ora che la mia bocca è impegnata ad avvicinarti di un passo alla follia, ad accompagnarti lungo gli indecenti sentieri di un nuovo, travolgente, osceno e fradicio orgasmo. Un orgasmo che ben presto ti porta a lasciarti cadere a peso morto sul mio viso, quasi soffocandomi col tuo sesso. Contrai i muscoli mentre intravedo la tua testa e il tuo corpo agitarsi come in preda a incontrollabili spasmi. In quei momenti convulsi, cerco il tuo clitoride e lo mordo con delicata fermezza, per far sì che il piacere venga contaminato e amplificato da una punta di dolore. Getti il capo in avanti posando la fronte sull'avambraccio, poi lo fai scorrere per portare la bocca a contatto con la pelle e urlare il tuo piacere a pieni polmoni, usando quell'improvvisato bavaglio per attutirne il suono. Con gli occhi alzati a cercare il tuo volto, tento di non perdermi un solo istante del tuo nirvana. E anche tu, dopo aver goduto per l'ennesima volta in queste incredibili ventiquattr'ore, fai scorrere nuovamente l'avambraccio fin sulla fronte per cercare i miei occhi. In debito d'ossigeno, annaspi con la bocca spalancata, con la saliva che ti imperla le labbra, col tuo seno che si gonfia e si ritrae rapidamente seguendo il ritmo del tuo respiro.
Non mi dò per vinto né ti dò tregua, però. Ti sei presa il tuo piacere strappandolo letteralmente dalla mia bocca. Io, invece, ho ancora voglia di te, di godere per te e di sentirti godere per me. Riprendo a leccarti delicatamente prima ancora che il tuo respiro si sia regolarizzato. Il tuo sguardo muta rapidamente, dallo stremato sino a rappresentare una tacita supplica, una richiesta di una pausa che non ho intenzione di concederti. Seguo le labbra pregne, ed è ancora su quel clitoride sensibile, arrossato, gonfio che mi soffermo, tormentandolo fino a che il tuo sguardo, dall'implorare una tregua, non lascia trasparire rinnovata voglia, lussuria, energia. Ti vedo sollevarti sulle ginocchia e riprendere a muovere il bacino accompagnando i miei movimenti, per sentirmi meglio e più a fondo, per permettermi di invadere completamente quella caverna bollente, morbida, zuppa. E, al tempo stesso, afferri nuovamente il mio membro, lo impugni, ricominci a stimolarlo lentamente, scorrendo con la mano lungo l'asta, tirando e ritraendo la pelle che la ricopre. Lo avverto guadagnare rapidamente consistenza grazie al tuo tocco sapiente, arrivare in breve al culmine del suo turgore. Ed è allora che, in seguito a un fugace scambio di sguardi, quasi come mi leggessi nella mente, prendi a scorrere sul mio corpo senza staccare il tuo sesso dalla mia pelle. Lo sfreghi su di essa scivolando verso il basso, lasciandomi addosso il tuo odore. Una volta arrivata all'altezza del pube, col mio membro eretto contro i tuoi glutei, ti sollevi per salire a cavalcioni su di esso. La tua mano destra lo ferma alla base per tenerlo perpendicolare intanto che, con estrema, esasperante calma, ti lasci riempire del tutto dalla mia verga all'apice della sua possanza.
Muovendoti, ora in circolo ora avanti e indietro, ti lasci scavare fin nelle viscere dal mio membro eretto. Alla ricerca di un appiglio saldo che ti permetta di godere a fondo di quelle sensazioni, lasci vagare le mani dal mio torace al mio addome e sino alle tue cosce. Intanto, dalle tue labbra appena schiuse, lunghi sospiri fuoriescono per mischiarsi ai miei e rimbombare nella stanza. Quando prendi a cavalcarmi, lasciando sgusciare via da te oltre la metà della mia asta, per poi impalarti con vigore sempre crescente su di essa, rimpiango che i miei polsi siano ancora legati, rimpiango che le mie mani non possano impossessarsi di quei floridi seni che danzano davanti ai miei occhi bramosi al ritmo del nostro amplesso, al ritmo lento e agli affondi brutali che stai imponendo a quest'ultima, disperata unione che ci vede protagonisti. La cadenza lenta e studiata con la quale stai conducendo una nuova ondata di piacere ad infrangersi su entrambi i nostri corpi, lascia via via il posto a un ritmo più rapido, incalzante, serrato. Sono ormai al limite quando ti vedo distendere la schiena allungandoti verso il soffitto. Avverto il mio sesso pulsare e il tuo contrarsi quasi a concedergli un ulteriore stimolo, la spinta necessaria a svuotarmi completamente dentro di te, a donarti fino all'ultima goccia del mio seme. Nello stesso momento godi anche tu, con l'espressione sfigurata dalla stanchezza e dal piacere. Un attimo dopo, crolli su di me senza neppure sfilarti dal mio membro. I nostri polmoni sono alla spasmodica ricerca di aria che li irrori, mentre il tuo corpo nudo è adagiato sul mio e la tua testa premuta sul mio petto. Restiamo così per alcuni minuti prima che, a fatica, ti sollevi per slegarmi i polsi e rotolare pigramente supina sul materasso.
Mi volto verso di te, ti scosto delicatamente i capelli dalla faccia e ti accarezzo il viso ancora paonazzo. I tuoi occhi, dolci e stanchi, si posano sui miei. «Vai a fare una doccia», sussurri dopo esserci scambiati un leggero bacio sulle labbra.
«La farò dopo, ora voglio godermi ogni singolo istante con te».
«Ora. Ti prego», dici risoluta, spiazzandomi.
Un tono che non ammette repliche mi induce a fare come dici. Sciolgo i nodi alle caviglie, raccolgo l'accappatoio dal pavimento ed esco dalla stanza dopo averti rivolto un ultimo sguardo durante il quale noto un sorriso forzato piegarti le labbra.
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